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Costa d’Amalfi #3. Sottozona Furore, le migliori aziende

Dopo le prime due puntate introduttive (link e link), entriamo nel dettaglio delle tre sottozone della Costa d’Amalfi, ricordando area per area quelle che per noi sono le migliori aziende del distretto.

Sottozona Furore

Comprende l’intero territorio dei comuni di Furore, Praiano, Conca dei Marini e Amalfi, per un totale di circa 20 ettari iscritti alla denominazione. Una quota che riflette la limitata estensione dei vigneti, ma anche le enormi difficoltà di integrare nella filiera tutta una serie di appezzamenti appartenenti a contadini del posto, che guardano storicamente con una certa diffidenza ai benefici che potrebbero ricevere iscrivendoli all’albo della Dop.

La sottozona Furore della Dop Costa d'Amalfi vista con Google Earth

La sottozona Furore della Dop Costa d’Amalfi vista con Google Earth

Ancor più che nelle altre sottozone, la prima questione da considerare a Furore è una frammentazione produttiva che va oltre ogni limite di immaginazione. Per fare un esempio, l’azienda di Marisa Cuomo e Andrea Ferraioli con la vendemmia 2009 ha trasformato materie prime provenienti da 17 ettari e 37 conferitori, per un totale di centinaia di diverse parcelle, con tutto quello che ne consegue in termini di certificazioni, dichiarazioni e registri. Il conferitore più grande gestisce ben 1,3 ettari, il più piccolo la bellezza di 469 metri, ulteriormente divisi in sei particelle catastali. Di “eroico”, insomma, da queste parti non c’è solo la messa a dimora delle viti, visto che il coté amministrativo non è certo da meno.

Burocrazia a parte, l’aspetto che più caratterizza Furore è la sua collocazione geografica. Tre colline a picco sul mare, di orientamento sud-est, sud pieno e sud-ovest, con gli impianti ubicati tra i 180 e i 620 metri. Il tutto in una posizione decisamente più aperta ed esposta rispetto alle altre principali aree vitate, che invece si sviluppano maggiormente verso l’interno. Delle tre sottozone, del resto, è sicuramente quella più calda e siccitosa, specialmente d’estate, ma anche quella più ventilata. Fondamentale, in questo senso, il gioco delle correnti ascensionali, che mitigano le giornate più torride con brezze provenienti dal mare, per poi restituire aria più fresca discendente dai monti Lattari durante le ore notturne.

Il fiordo di Furore (SA) - Crediti foro: Azienda Marisa Cuomo

Il fiordo di Furore (SA) – Crediti foro: Azienda Marisa Cuomo

Altro aspetto determinante da considerare è l’età media delle vigne, alcune delle quali centenarie e ancora piantate a piede franco: vicino alla roccia c’è una vera e propria ragnatela di radici che nei momenti di maggiore calura riescono a sfruttare una sorta di condensa naturale, riducendo l’impatto dei periodi più siccitosi. C’è un passaggio anche “visivo” fra giugno e luglio, quando le piante sembrano quasi rinvigorirsi di un verde più intenso, a dispetto dell’innalzarsi delle temperature, specialmente nelle estati precedute da inverni e primavere molto piovosi. Il dilavamento dei terreni, infatti, fa sì che i sali minerali di cui sono ricchi penetrino nel sottosuolo legandosi alla roccia e apportando nutrimento e sapore, proprio quello che traspare nelle migliori riuscite di questa sottozona.

Sottozona Furore, le migliori aziende

Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo, produttori a Furore (SA)

Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo, produttori a Furore (SA)

MARISA CUOMO
Via G.B. Lama, 14 – Furore(SA)
+39 089 830348 
www.marisacuomo.com
info@marisacuomo.com

L’azienda nasce nel 1983, un anno dopo il matrimonio tra Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo. Qualche anno prima Andrea aveva rilevato per 5 milioni di lire il marchio e le attrezzature di cantina di Gran Furor Divina Costiera, creata nel 1942 da Vincenzo Cavaliere, ex podestà esiliato a Lipari. Il sogno era quello di rilanciare la tradizione di famiglia che all’inizio del ‘900 possedeva circa 12 ettari, tutti a Furore, e produceva vini di pregio, portati a spalla fino a Positano e lì commercializzati. Non a caso il soprannome di Raffaele, nonno di Andrea, era Bacco.

Dopo il matrimonio, il marchio fu affiancato dal nome di Marisa Cuomo, quinta di sette sorelle e sei fratelli, padre italiano e madre bosniaca, dando il via all’avventura più celebrata della Costa d’Amalfi da bere. Dopo un inizio lento e difficile, specialmente per quello che riguardava l’approvvigionamento delle uve e delle vigne, l’azienda di Marisa e Andrea ha cambiato marcia a metà degli anni ’90, anche grazie al fondamentale contributo di Luigi Moio, amico di famiglia ancor prima che consulente. Negli ultimi anni sono attivi a tempo pieno in azienda anche i figli Raffaele e Dora.

Il fiordo di Furore visto con Google Earth

Il fiordo di Furore visto con Google Earth

Marisa Cuomo si configura oggi come un’azienda vinicola a carattere artigiano: ai circa 4 ettari di proprietà se ne aggiungono altri 15 gestiti da quasi 40 conferitori e dislocati nei comuni di Raito, Cetara, Ravello, Scala, Furore, Praiano ed Amalfi. Sono decine le varietà trasformate, per una gamma articolata in tre linee: quella “base” (prezzi intorno ai 10 euro in enoteca) è rappresentata dai Costa d’Amalfi “generici” (bianco, rosato e rosso), quella intermedia composta dal Furore Bianco, dal Ravello Bianco e del Furore Rosso (15 euro circa in enoteca). E poi ci sono le etichette di punta (nella fascia tra i 30 e i 40 euro in enoteca): il Furore Rosso Riserva, il Ravello Rosso Riserva e soprattutto il Furore Bianco Fiorduva, di gran lunga il vino amalfitano più conosciuto al mondo.

Uvaggio di ripoli, fenile e ginestra, il Fiorduva nasce nel 1998 da un’intuizione di Luigi Moio, convinto di poter plasmare un bianco “importante” con le varietà tradizionali di Furore. L’ultima raccolta delle uve bianche, di solito nella seconda metà di ottobre, con una parte surmaturata su pianta, lavorata in acciaio e in legno piccolo fino alla primavera successiva. Commercializzato dopo almeno un anno di affinamento in bottiglia, il Fiorduva è un tipo di bianco per molti versi non rapportabile in alcun modo ad altri esempi regionali.

Crediti foto: altissimoceto.net

Crediti foto: altissimoceto.net

Costa d’Amalfi Bianco Fiorduva

Il Fiorduva è il Fiorduva, un vino che di solito tende a spaccare critici e appassionati: chi lo apprezza, lo considera uno dei migliori bianchi italici in assoluto, altri gli rimproverano un profilo più enologico che territoriale. Dal mio punto di vista la verità sta un po’ nel mezzo. E’ un vino indubbiamente giocato sulla dolcezza fruttata, la maturità, la potenza, con apporti riconducibili al rovere piuttosto evidenti in alcune annate. Ma è altrettanto vero che, nelle migliori versioni, questa opulenza materica è efficacemente bilanciata dallo scheletro verticale e sapido, conservando oltretutto una significativa coerenza territoriale sul piano aromatico.

Le sensazioni più ricorrenti nei Fiorduva più centrati sono quelle di miele, spezie, pastiera napoletana, fiori d’arancio, limoni canditi, balsami. Tratti che possono far pensare a vendemmie tardive maturate in legno piccolo, ma suggeriscono contemporaneamente la freschezza e il nerbo che si nascondono in un’enclave acclive e ventilata come quella di Furore. Le versioni che a mio avviso meglio sintetizzano questa doppia anima “arabeggiante” sono la 2004, 2006, in parte 2008 (rovere più presente qui). L’ultima annata commercializzata è la 2012, difficilmente lo si trova in enoteca sotto i 40 euro.

Dal mio punto di vista, la fama del Fiorduva rischia a volte di togliere spazio ed attenzione agli altri bianchi di casa Cuomo, il Furore e il Ravello “base”. Lavorati in acciaio e commercializzati nella primavera successiva alla vendemmia, sono interpretazioni più facilmente riconducibili all’espressività amalfitana. Vini solari e saporiti, godibili nell’immediato ma capaci di crescere in bottiglia per qualche anno. Riassaggiare per credere il Furore Bianco 2006 o 2010, non certo inferiori ai rispettivi Fiorduva pari annata per energia e completezza di beva.

Speciale Costa d’Amalfi – Le puntate precedenti

Costa d’Amalfi #1. Appunti di un viaggio verticale – link
Costa d’Amalfi #2. Area di produzione e vitigni – link

 

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L'Autore

Paolo De Cristofaro

Paolo De Cristofaro

Irpino classe 1978, lavora a tempo pieno nel mondo del vino dal 2003, dopo la laurea in Scienze della Comunicazione e il Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico di Gambero Rosso. Giornalista e autore televisivo, collabora per numerose guide, riviste e siti web, tra cui il blog Tipicamente, creato nel 2008 con Antonio Boco e Fabio Pracchia. Attualmente è il responsabile dei contenuti editoriali del progetto Campania Stories, nato da un’esperienza ultradecennale nell’organizzazione degli eventi di promozione dei vini irpini e campani con gli amici di sempre. Dal 2013 collabora con la rivista e il sito di Enogea, fondata da Alessandro Masnaghetti.
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