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2010 Review #7. Fiano Pietramara Etichetta Bianca, I Favati

Dalla banca alla vigna il passo è breve? Ad occhio e croce no, per Rosanna Petrozziello lasciare un comodo lavoro d’ufficio in filiale per dedicarsi alla vitivinicoltura è stata una scelta di vita e di cuore. A guidarla la voglia di restare a contatto quotidianamente con la famiglia e con la propria terra, continuare la tradizione vinicola dei Favati, ripresa nel 1996 insieme al marito Giancarlo e al cognato Pier Sabino fondando l’omonima piccola cantina di Cesinali. Un’avventura in continua evoluzione, l’ispirazione da cui tutto è partito con la prima annata imbottigliata del 2000, dopo un tentativo nel 1999 finito nei tombini per un banale errore di calcolo nella gradazione alcolica. Questo episodio rese chiaro sin da subito l’impostazione dell’azienda: nessun errore grossolano poteva essere ammesso, si doveva puntare ad ottenere la massima qualità possibile dai 10 ettari di vigna in dotazione, distribuiti tra San Mango sul Calore, Montefusco,Tufo e Atripalda. E’ qui che nasce il Fiano Pietramara, in un anfiteatro che ruota da nord-ovest a nord-est, collocato a circa 450 metri slm e caratterizzato da terreni argillosi e calcarei. Che non si farà in quattro ma quantomeno in due: il “base” (le virgolette sono d’obbligo in questi casi) con l’etichetta nera e la bottiglia bordolese, la selezione con la bella etichetta bianca e la bottiglia borgognotta. Quest’ultimo è realizzato fin dalla prima uscita del 2007 con le uve della parte più alta e a nord della vigna, le ultime ad essere raccolte: a giudizio di Rosanna e del suo consulente Vincenzo Mercurio, le più adatte per una “riserva”. Un fiano dal passo lento che, dopo un lungo affinamento tra acciaio e bottiglia (adesso è in rampa di lancio il 2012), ama concedersi poco a poco, passando dalla complessa indecifrabilità all’estroversa esplosività, soprattutto all’olfatto, dopo qualche anno di bottiglia.

Medesima sorte per questo 2010, dal colore dorato intenso e brillante, che solo adesso inizia a svelare tutto ciò che aveva tenuto nascosto all’uscita. L’olfatto si apre con un ventaglio a tinte gialle, dei fiori di camomilla e tarassaco, della frutta con l’albicocca, la nespola e un tocco esotico di mango. Si insinua poi sempre più prepotente una vena balsamica e dolce di miele di eucalipto, una traccia che accompagna l’emergere di tonalità più scure e compatte di nocciola tostata, iodio, grafite, un fumé quasi torbato per esuberanza e forza.
La bocca viaggia su un binario che meno ricalca le dolcezze olfattive: è essenziale, diretta, acuminata. Concede poco a ricami barocchi e va dritta al sodo, secca e saporita, schietta e molto lunga, quasi dura e spigolosa mantenendo una facilità di beva invidiabile. Un Fiano che ha un’autostrada davanti a se, da percorrere nel tempo ma lentamente, senza fretta, senza rincorrere la facilità e l’immediatezza a tutti i costi. E una volta di più la pazienza diventa un gran pregio. Sui 20 euro in enoteca.

I Favati

Indirizzo: Piazza Di Donato, 41 – Cesinali (AV)
Telefono: +39 0825 666898
Cellulare: +39 347 5588659
Sito Internet: www.cantineifavati.it
Email: info@cantineifavati.it
Superficie aziendale vitata: 12 ha (11 ha di proprietà)
Produzione annua (media): 80.000 bottiglie
Visite e vendita diretta in azienda

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L'Autore

Alessio Pietrobattista

Alessio Pietrobattista

Romano classe 1978, ha iniziato ad approfondire la sua passione per il vino dopo l’incontro con Sandro Ferracci, condividendo le proprie espressioni su vari blog e forum tematici. Dal 2009 al 2012 ha curato una rubrica dedicata a vini e vignaioli sul quotidiano La Repubblica. Segue la Campania con regolarità dal 2010, attualmente collabora anche con il web magazine Agrodolce e l’editore Enogea, di Alessandro Masnaghetti.
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