Crapareccia - pallagrello nero '08

Crapareccia, Pallagrello Nero 2008

C’è bisogno, c’è proprio bisogno di bottiglie così. Vini che fanno regolarmente storcere il naso a tecnici ed assaggiatori ossessionati dall’ortodossia formale, gli stessi che magari lamentano le progressive contrazioni dei consumi e la diffusa penuria di cultura enoica.

Ci sono mille motivi per cui in Italia si beve sempre di meno (e sempre peggio, con buona pace dei cliché), ma tra questi ci metto anche l’atteggiamento dogmatico con cui si liquidano certe questioni che hanno molto a che fare con la voglia di stappare e ristappare. Dopo anni di discussioni, dibattiti e tavole rotonde, si continua a spendere enormi energie sulle codifiche dei “difetti” enologici, mentre pochi sembrano interessati a capire perché tanti flaconi esenti da problemi di fattura, restino semi-pieni al centro delle tavole. E’ giusto e sacrosanto provare a definire una grammatica comune, ma dovrebbe esserlo altrettanto osservare le reazioni di chi il vino lo compra, non per commentarlo e valutarlo, ma per goderne.

Sembra assurdo doverlo sottolineare, ma è possibile – eccome – apprezzare – parecchio – bicchieri che non soddisfano completamente i classici requisiti di correttezza tecnica. Quelli che nei manuali separano con nettezza i vini degni di questo nome da liquidi destinati a priori al lavandino. Istruzioni per l’uso il più delle volte valide e quasi universalmente accettate: abbiamo più o meno tutti le stesse idee, per esempio, sui sentori di tappo, le ossidazioni precoci, le rifermentazioni impreviste. Ci sono altri parametri, tuttavia, rispetto ai quali la teoria accademica si rivela a dir poco debole nella sua applicazione empirica. Penso, tanto per essere chiari, a certi aromi inquadrabili come “riduttivi” e perfino ad alcune sensazioni regolarmente associate alla presenza del brettanomyces. Dottrina insegna che marcatori di questo tipo segnalano un vino difettato e imbevibile, senza se e senza ma. Eppure…

Tommaso Mastrojanni (primo a destra) e famiglia

Tommaso Mastrojanni (primo a destra) e famiglia

… Eppure mi chiedo, allora, perché sia terminato così rapidamente, e con così grande piacere, il Pallagrello Nero 2008 dell’azienda Crapareccia stappato ieri sera. I prepotenti timbri animali ed ematici, mai ripulitisi del tutto, non disegnavano di certo un quadro olfattivo elegante o rifinito. Ma in bocca il vino era buonissimo, dolce di frutto e fitto di sapore, carnoso nel tannino e perfino leggiadro nella beva. Oltretutto senza la minima deriva amara, che in teoria dovrebbe sempre manifestarsi in vini contaminati da brettanomyces, anche solo in piccole quantità. Praticamente perfetto con il pollo alla cacciatora, 10 euro spesi benissimo per quanto mi riguarda.

Rossi campani così facili da trangugiare non ne ricordo tanti, ad onor del vero. E per chi cerca prima di tutto questo carattere nel bicchiere, vale decisamente la pena di andare a trovare Tommaso Mastrojanni nella sua piccola cantina, collocata nell’area caiatina della provincia di Caserta. Nasce come produttore di olio, poi nel 2002 decide di aggiungere la trasformazione delle proprie uve di pallagrello e casavecchia, per qualche tempo conferite alla cooperativa di Pontelatone.

Il nome Crapareccia deriva dalla masseria familiare di Castel di Sasso, uno dei punti più alti del comprensorio con i suoi 420 metri di altitudine, che ospita cinque piccole parcelle (con filari secolari di casavecchia), a cui se ne aggiungono altre due in territorio di Piana di Monte Verna. La produzione, poco più che confidenziale, segnala una sensibilità artigianale nel senso più autentico del termine: fermentazioni spontanee, macerazioni lunghissime, nessuna chiarifica o filtrazione, affinamenti esclusivamente in acciaio dal 2010 anche per i rossi. Sono vini che richiedono attenzione e pazienza, ma si rivelano come detto formidabili compagni di tavola, oltre ad illuminare aspetti espressivi per molti versi insospettabili dei vitigni caiatini.

Castel di Sasso (CE), vigna dell'azienda Crapareccia

Castel di Sasso (CE), vigna dell’azienda Crapareccia

Crapareccia

Via Serra, 27 – Castel di Sasso (CE)
Tel. +39 0823 868619
Mail: info@collinedicaiazzo.it
Superficie aziendale vitata: 2 ha
Produzione annua media: 10.000 bottiglie
Visite e vendita in azienda: su prenotazione

Condividi Share on FacebookGoogle+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn

L'Autore

Paolo De Cristofaro

Paolo De Cristofaro

Irpino classe 1978, lavora a tempo pieno nel mondo del vino dal 2003, dopo la laurea in Scienze della Comunicazione e il Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico di Gambero Rosso. Giornalista e autore televisivo, collabora per numerose guide, riviste e siti web, tra cui il blog Tipicamente, creato nel 2008 con Antonio Boco e Fabio Pracchia. Attualmente è il responsabile dei contenuti editoriali del progetto Campania Stories, nato da un’esperienza ultradecennale nell’organizzazione degli eventi di promozione dei vini irpini e campani con gli amici di sempre. Dal 2013 collabora con la rivista e il sito di Enogea, fondata da Alessandro Masnaghetti.
» Tutti gli articoli di Paolo De Cristofaro